Il Porto
Un promontorio calcareo interrompe l’uniforme litorale sabbioso.
Alla base del promontorio un golfo, il luogo ideale per un porto, protetto alle spalle dalla collina rocciosa e aperto verso il mare: è qui che sorge Anzio.
Tutta la vita dell’odierna Anzio, dove è indissolubile il legame tra la città e il mare, ruota intorno alla piena ed alacre attività del porto; prima il Caenon, poi il Neroniano, del quale ancora oggi sono visibili i resti, è considerato un’opera di grande ingegneria idraulica.
Un grandioso porto che Nerone volle costruire per la sua città natale affidandone la realizzazione agli architetti Severo e Cerere, descritto da Svetonio come sontuosissimo e i cui resti in laterizio sfidano ancora le onde.
Il porto era sicuro, non creava problemi di insabbiamento, era dotato di depositi e si estendeva per una vasta area composta dalla parte sottostante la Villa Imperiale fino all’attuale bacino; andò in disuso con la fine dell’Impero Romano.
Nel febbraio del 1691 il Cardinale Antonio Pignatelli, mentre si recava da Napoli a Roma per partecipare al conclave, a causa di una tempesta fu costretto a rifugiarsi ad Anzio tra gli antichi moli del porto Neroniano. In quella circostanza ebbe modo di rendersi conto delle disastrate condizioni in cui versava e alle sollecitazioni dei poveri pescatori locali promise la ricostruzione se fosse stato eletto Papa.
Allo scopo di onorare l’impegno preso dopo il suo imprevisto approdo, il Cardinale Pignatelli, divenuto Papa Innocenzo XII nell’aprile del 1697, si recò ad Anzio ed annunziò la costruzione del nuovo porto, l’attuale Innocenziano.
I lavori iniziarono nel 1697 e terminarono tre anni più tardi.
Già nel 1710 si registrarono i primi problemi purtroppo ancora attuali che con l’insabbiamento costringono ad un continuo dragaggio.
Le alterne vicende che Anzio ha conosciuto nel corso del tempo sono state tutte legate alla sua natura di città di mare, alla sua posizione privilegiata sulla costa laziale ed al suo clima che facevano dire a Cicerone come non vi fosse “Nulla di più bello, nulla di più ameno, nulla di più quieto.”