Villa Sarsina
Villa Sarsina prende il nome dagli Aldobrandini Principi di Sarsina che la tennero dal 1874 al 1926, ma la villa fu fatta costruire dal Cardinale Neri Maria Corsini di Firenze, tra il 1732 e il 1735, su presumibile progetto di Ferdinando Fuga. Il cardinale era nipote di Clemente XII Corsini papa tra il 1730 e il 1740, motivo per cui si poteva ammirare sul circuito delle mura del belvedere un suo grandioso stemma.
Appena venne eletto Protettore del Porto, incarico finora ricoperto dal Cardinale Benedetto Pamphilj, lo vediamo tutto intento a costruirsi “il casino” utilizzando il materiale edilizio delle opere romane e la manodopera di ciurme e galeotti e di operai specializzati di Cisterna e San Felice Circeo. Le proporzioni dell’impianto a terra fanno pensare che l’edificio poggi su costruzioni di un tempio dedicato al dio Ercole, anche per il fatto che fu, in origine, il principale nume tutelare della città, prima delle Fortune Anziatine: la scoperta nei sotterranei del Belvedere (1931) di un nicchione ornato di pannelli a mosaico, raffigurante il dio della clava, può suffragare questa ipotesi.
Comunque il posizionamento del palazzo sul prolungamento del cardo romano (via Flavia) e prospiciente lo specchio d’acqua antistante, il porto neroniano, avvalora l’idea che su questo sito doveva sorgere un edificio di grande prestigio. Dal confronto di mappe antiche, si è dedotto che le scenografiche scale appartengono ad un periodo successivo, realizzate sempre sotto i Corsini.
Sarà la carica cospicua e prestigiosa di Nunzio del Portogallo a permettergli i diversi interventi architettonici; la frequentazione in questi lidi di Don Miguel di Braganza ne significa il continuo. Il passaggio ai Mencacci può essere significativo per l’ospitalità offerta a personaggi di rilievo, come ad esempio Pio IX Mastai-Ferretti, che qui in Anzio, decise la costruzione della Chiesa matrice dei “Ss. Pio e Antonio”. Il passaggio al Principe Don Pietro Aldobrandini riporterà in auge la villa sia per la sua attenzione all’arte, sia per il restauro del Vespignani con gli affreschi di “Salvator Cottichellius”, che per la magnanimità dimostrata alla popolazione di Anzio in un rapporto personale, quasi paritario. Un fatto che destò scalpore e che interessò la sua famiglia catalizzando le cronache del tempo, fu il rinvenimento della “Fanciulla d’Anzio” (il re, Umberto I ne volle subito una dettagliata documentazione fotografica, mentre il Conte Pio Resse offriva, solo per la relativa licenza di esportazione, 128mila lire) con il conseguente notevole esborso da parte dello Stato per poterla acquisire e così evitarne la fuga all’estero.
Questa scoperta scatenò una specie di corsa all’oro e la Valle d’Anzio rischiò di diventare la Valle dei Re Egizi se la Direzione delle Antichità e Belle Arti non avesse avocato a sé l’esplorazione del territorio anziatino; tuttavia la Principessa Frangoise de la Rochefoucauld potè continuare, nel parco, ulteriori ricerche che le arrecarono altra fortuna.
Soffitto ornato con affreschi Di fatto, in seguito alle controversie e all’acquisto gravoso dell’ellenica statua, lo Stato italiano nello stesso anno, 1909, promulgava le leggi relative alla proprietà pubblica dei ritrovamenti archeologici. Tentavivo a suo tempo fatto da Clemente XII Corsini
quando sentì la necessità di controllare e regolamentare le campagne di scavo, specialmente quelle del gran cardinale archeologo Alessandro Albani che, con Giovanni Gioacchino Winkelmann, aveva qui fissato la sua zona preferenziale, dopo essersi però impegnato a fare acquisto di quanto scoperto, per evitare la dispersione di un ingente patrimonio archeologico che rischiava di perdersi per l’Europa. La successione dei fatti che seguiranno riguarderà la decadenza della villa, l’abbandono, il saccheggio sia del parco che del palazzo: quando fu sede del comando tedesco, e nel periodo intercorso tra il trasferimento degli sfollati, quando lasciarono l’edificio perché dirottati ad Anzio Colonia (1960/61), e l’inizio dei lavori di consolidamento del 1967/68; per non parlare dei notevoli reperti scoperti nei giardini e presto trafugati durante la costruzione dell’ospedale militare. E’ motivo di riflessione, e insieme, di orgoglio per Anzio, constatare che famose e potenti caste, come quella dei Corsini e degli Albani, abbiano scelto Porto d’Anzio come prima residenza di famiglia, le altre, quelle di Albano, di Castel Gandolfo e di Roma nacquero infatti in un secondo tempo. Gli inverni miti, il misterioso fascino che proveniva dalle sue rovine, la natura incontaminata e selvaggia, il mare, attirarono altri cardinali, papi, nobili che vi profusero le loro energie per fare bella Anzio, scrivendovi pagine di una storia aulica e altisonante.